Ripartono i sopralluoghi di VeLoCi, questa volta da Pompei
La nuova stagione di sopralluoghi di VeLoCi riparte da Pompei.
Per visitare il sito archeologico, afflitto da overtourism quasi tutto l’anno, il Research Team ha atteso la stagione autunnale e la scelta di un uggioso giorno infrasettimanale è stata premiante, con l’antica città quasi tutta per noi!
Il nostro itinerario di visita è partito da Porta Marina che, fiancheggiando a sinistra le Terme suburbane, conduce al pianoro lavico preistorico di circa 40 m dominante la foce del fiume Sarno, allora navigabile, su cui sorge la città. Abbiamo proseguito fino al Foro con il Tempio di Giove sul suo alto podio per poi dirigerci a nord ovest verso Porta Ercolano, con una sosta alla Casa del Forno. Uscendo dalla città abbiamo osservato le mura, visitato la necropoli lungo il tratto extraurbano della via, la villa suburbana di Diomede, posta su una terrazza affacciata sul giardino porticato sottostante, e la villa dei Misteri, su un basamento vista mare appoggiato al forte pendio. Fu proprio da questa parte che iniziarono i primi scavi borbonici settecenteschi.
Tornati verso il Foro abbiamo visitato la Casa del Fauno su via della Fortuna, che con la sua estensione di circa 3.000 mq è tra le più grandi e splendide case ellenistiche della città, e imboccato la via di Nola per osservare i limiti tra regiones scavate e non (in particolare la IV e la IX) e avere una visione più chiara dei livelli tra piano di campagna attuale e città antica. Pompei, infatti, a differenza di Ercolano dove il livello fu innalzato di circa 20 metri da uno strato compatto simile a un banco tufaceo, fu coperta da solo uno strato di circa 6 metri di ceneri e lapilli, ovvero circa la quota di un’abitazione a due piani; le parti superiori andarono pertanto distrutte nel tempo o rimasero parzialmente affioranti. Tornati sui nostri passi, dopo aver visitato la Casa di Marco Lucrezio Frontone, elegante dimora della prima età imperiale proprio sul limite degli scavi, e le mai completate Terme Centrali, abbiamo proseguito in direzione sud, lungo la via Stabiana (cardo maximus), fino all’incrocio con via dell’Abbondanza, che abbiamo quindi percorso verso est.
Qui due tappe si sono rivelate di fondamentale interesse per le nostre ricerche: la sommità della collina della regio IX della Casina dell’Aquila, di fine Settecento e restaurata di recente, e il cantiere in corso dei nuovi scavi adiacenti, visitabile grazie alle passerelle soprelevate da poco rese accessibili al pubblico. Dalla Casina è possibile avere una percezione chiara del livello del piano di campagna e una vista della città antica sottostante con i monti Lattari sullo sfondo, mentre dal cantiere aperto abbiamo potuto osservare dal vivo, come se fossimo tornati al XVIII secolo, le maestranze che asportavano con paletta e carriola i lapilli e le pomici portando in luce i resti di una dimora.
Abbiamo quindi proseguito in direzione est, facendo tappa alla Fullonica di Stephanus, tipico esempio di abitazione trasformata in officina al piano terra, per raggiungere via di Nocera (Nola e Nocera erano i principali centri interni con cui era in contatto Pompei, oltre a Stabia sulla costa), che abbiamo percorso fino a Porta Nocera, per osservare da vicino il canale realizzato da Domenico Fontana tra 1594 e 1600. Questo, creato per condurre le acque del Sarno a Torre Annunziata è segnalato dalla targa apposta alla metà del Novecento per ricordare i primi, “trascurati”, scavi della città. Nei pressi della porta abbiamo visitato la Casa del Triclinio all’aperto e l’Osteria del Gladiatore, con i loro giardini vitati e un magnifico ninfeo nella prima. Usciti dalla Porta abbiamo percorso la necropoli di Porta Nocera, alla base dell’altopiano della città e composta da tombe per lo più di liberti, per poi risalire verso est alla vasta Palestra Grande, porticata su tre lati, ombreggiata da platani e con una grandiosa piscina centrale, e all’Anfiteatro, tra i più antichi pervenutici.
Sulla via del ritorno abbiamo percorso via di Castricio fino a raggiungere il Teatro di età ellenistica, affiancato dal Tempio di Iside, non senza aver prima visitato la Casa del Menandro. All’ingresso est della cavea abbiamo osservato la firma dell’architetto sulla targa (in copia) posta sulla parete esterna. Raggiunto nuovamente il Foro, siamo entrati nella grande Basilica, per poi terminare il nostro sopralluogo nuovamente a Porta Marina.
I nostri sopralluoghi proseguono. Stay tuned!
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